02 marzo 2019

Il nuovo progetto del tram urbano di Brescia al vaglio

Dopo cinque anni di presentazioni - fra l'altro con notevoli modifiche avvenute nel corso del tempo, segno che c'è stato dietro un serio lavoro di analisi e di valutazioni - il comune di Brescia "batte cassa" e ha presentato al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti il progetto di una rete tranviaria che integri la linea di metropolitana esistente.

Nonostante io abbia scritto un singolo libro sui tram e qualche articolo di ferrovie, ho un approccio parecchio funzionalista e non sono di certo un tifoso: in parole povere, non sosterrò il progetto tranviario perché sono un appassionato, ma lo appoggerò perché è frutto di valutazioni rigorose che dovrebbero rispondere alla mobilità cittadina bresciana. Ogni progetto non ha bisogno solo di idee (anche se ritengo la programmazione elemento fondamentale per darne basi solide: le strade della storia dei trasporti pubblici sono lastricate di cocci di progetti folli, alcuni anche realizzati contro ogni logica) ma anche di soldi, spesso parecchi soldi come è avvenuto con il Metrobus. Il tram ha un approccio più leggero di quest'ultimo, ma molto più impattante perché passerà in superficie. Avrà anche il limite di movimentare un numero di persone più basso. Tuttavia, il vantaggio delle rotaie, spesso dimenticato, è che consente di spostare mezzi più pesanti di quelli su gomma, richiedendo consumi energetici inferiori (in caso contrario, nessuno avrebbe mai pensato di utilizzare treni a 250/300 km/h per muovere migliaia di persone in una volta sola), quindi il progetto mira a spostare più persone di quanto non faccia l'autobus e con confort superiori.

Nel caso del nuovo tram di Brescia, quindi, non vale la metafora, che spesso uso, di fare progetti come se si andasse a caccia col cannone. Pazienterò qualche mese e poi sapremo se anche Brescia potrà costruire quelle linee di tram che potranno incrementare il numero di viaggiatori su mezzi pubblici nei prossimi dieci/vent'anni.

Fonte: «Giornale di Brescia», 28 febbraio 2019.

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